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Un anno a leggere

UN ANNO A LEGGERE

Non ho mai avuto, nemmeno da giovane, una grande memoria e allora ho preso l'abitudine da anni di segnarmi sull'agenda autore e titoli dei libri che leggo, aggiungendovi qualche notazione che mi aiutasse a ricordarne la trama e, quando possibile, le emozioni che la lettura mi aveva donato. Chiedo scusa se mi permetto di condividere con i lettori del nostro giornale alcune riflessioni legate alle letture dello scorso anno. Non ho altro obiettivo che quello di condividere con chi ama leggere questa mia passione, fermo restando che il giornale è aperto ad altre eventuali sollecitazioni.

È stato, il 2015, dal punto di vista quantitativo, un anno proficuo. Ho letto molto. Più di cento libri. Devo aggiungere che almeno una trentina sono stati i Maigret che ogni settimana il Corriere della sera metteva in edicola. Insomma poco importa quanti ne ho letti, tanto non li elencherò tutti davvero. Solo la mia top-ten.

Quaranta giorni nel Mussa DaghAl primo posto metterei I quaranta giorni del Mussa Dagh di Frank Werfel, ed. Corbaccio. Un romanzo storico di 918 pagine che racconta una vicenda all'interno di quello che è stato il primo genocidio del novecento, quello del popolo armeno, perpetrato dai turchi. Siamo nel 1915 e circa 5.000 armeni della zona della Turchia ai confini con la Siria rifiutano la deportazione e si rifugiano sul monte Mussa Dagh e là resistono per quaranta giorni sino a quando i sopravvissuti furono tratti in salvo da navi da guerra francesi. Il romanzo ha al centro l'eroe di quella resistenza, con tanti altri personaggi, tutti con la loro storia. Ci sono eroiche battaglie, eroismi individuali, storie d'amore coinvolgenti. Il secondo libro che mi piace citare è un noir argentino scritto da Claudia Pineiro, che si intitola Betibù, edito da Feltrinelli. L'ambiente della storia è quello del giornalismo e la protagonista è una scrittrice, non più giovane ma ancora molto attraente, che viene incaricata dal direttore del giornale a cui collabora di scrivere su un delitto accaduto in un ambiente altolocato ed esclusivo. È una storia di giornalismo e d'amore di un cronista quasi anziano che è innamorato della scrittrice da lui ribattezzata Betibù perché assomigliante alla Betty Boop dei fumetti. Il vecchio cronista che, al pari di Marlowe, crede nella verità e nella giustizia, ma che sa altrettanto bene che difficilmente trionfano, svelerà questa volta ogni cosa e finirà con la sua Betibù. Detta così può sembrare una banale storia giallo rosa. Non lo è. I personaggi sono complessi, psicologicamente ben descritti e i rapporti tra di loro sono credibili dentro una Buenos Aires affascinante e misteriosa, Nei miei appunti l'ho definito un romanzo etico, forse perché vi ho trovato dentro umanità e compassione. Una lettura molto gradevole......>>

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