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Il grande romanzo americano

IL GRANDE ROMANZO AMERICANO

Sembra essere il tormentone che da decenni attraversa l’ambito della letteratura statunitense, periodicamente all’uscita di opere di narrativa considerate di particolare rilievo si presenta l’interrogativo se si possa considerare finalmente arrivato il romanzo che continua la tradizione di capolavori come “Moby Dick” o “La lettera scarlatta”,tanto per citare. In questo 2014 è quello che da molte parti della critica più autorevole ci si è chiesto a proposito dell’ultima fatica di Donna Tartt “Il cardellino” (Edizioni Rizzoli pagg.893 euro 20.00 traduzione di Mirko Zilahi dé Gyurgyokai ); autrice già dei poderosi “Dio di illusioni” e “Il piccolo amico” in questo ultimo caso sembra superarsi in qualità e quantità.

La narrazione parte da una squallida stanza di albergo ad Amsterdam dove Theo, il protagonista,stravolto da febbre e droga,rivive la vicenda che lo ha portato a questo momento. Anni prima,bambino, si era recato con l’amatissima madre al Metropolitan Museum di New York dove mentre si trovava nella sala contenente dipinti fiamminghi viene travolto da un’esplosione causata da un attentato terroristico,scampa a stento, assiste alla morte di un misterioso anziano signore che gli affida un anello ed un indirizzo dove recarsi in caso di necessità raccomandandogli inoltre di portare fuori da quella devastazione un piccolo quadro scampato al disastro,quello appunto conosciuto come “Il cardellino”,capolavoro di Carel Fabrizius. Prima dell’esplosione Theo aveva notato l’anziano signore insieme ad una bella bambina dai capelli rossi ora scomparsa.

Uscito dal luogo del disastro apprenderà che tra le numerose vittime c’è anche la madre,si recherà all’indirizzo indicatogli e troverà un negozio di antiquariato dove verrà accolto dal socio dell’anziano morto, Hobie, e apprenderà che anche la bambina dai capelli rossi si è salvata, saranno due figure fondamentali nella sua vita. Verrà affidato ad una ricchissima famiglia, i Barbour, ritroverà il padre che lo aveva abbandonato,si trasferirà a LasVegas,farà amicizia con un ragazzino di origini russe, Boris, alla morte tragica ed improvvisa del padre tornerà a New York per rifugiarsi da Hobie dando seguito in un vorticoso succedersi di eventi ad ulteriori complicazioni. Sì perché mentre tutto questo accade Theo non ha mai lasciato “Il cardellino”,lo ha sempre portato con se mentre nel mondo la sua ricerca procede con tenacia da parte di ogni tipo di autorità sopratutto da quando è stato accertato che l’opera è stata trafugata al tempo dell’attentato approfittando della situazione di emergenza creatasi. Un lunghissimo flash back ricostruisce la storia che partita da New York sembra avere trovato la sua conclusione ad Amsterdam,non sarà così ma ci sarà un’ulteriore ripartenza per nuovi accadimenti.

Tra il romanzo popolare ed il giallo con caratteristiche narrative che hanno fatto parlare di Dickens o dei grandi russi l’opera della Tartt si impone da una parte per la grande capacità affabulatrice e per la ricchezza dell’intreccio dall’altra per un sottotesto densissimo di ipotesi,quasi provocazioni,tese a creare nel lettore la possibilità di letture coinvolgenti non solo sotto l’aspetto puramente emotivo ma anche filosofico morale. Tutti i personaggi, anche quelli minimi,sono tratteggiati con cura e precisioni,i toni passano dal comico al grottesco al tragico al sentimentale con ricchezza di sfumature,dialoghi attenti, il tutto unito ad uno stile di sontuosa semplicità.

Non so se ci troviamo di fronte al grande romanzo americano ma, almeno per me,sicuramente di fronte ad un grande romanzo.

Ariodante Roberto Petacco

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