Ricordi del passato remoto
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- Categoria: Racconti
- Pubblicato Giovedì, 16 Ottobre 2014 19:03
- Scritto da Mimo Ponzanelli
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Ricordi del passato remoto
A volte ripenso quando ero bambino durante la guerra, chiudo gli occhi e rivedo le colline di Montemarcello rese brulle dai bombardamenti che gli Americani compivano sulle postazioni tedesche di Punta Bianca e Punta Corvo.
Ricordo con chiarezza quando fu colpito un aereo alleato:che precipitò sulla pista del nostro piccolo aeroporto e il pilota venne salvato dalla popolazione con enorme difficoltà; fra di essi capeggiava un certo Ghio, pilota parente della famiglia Fregosi, che aveva fama di persona sprezzante del pericolo.
Vi era una mitragliatrice tedesca che sparava tutti i giorni nascosta nelle colline del sole, dove abitavano i fratelli "Zancheta" : gli americani, che colpivano dall'alto, ben presto la misero a tacere non senza causare ingenti danni alle nostre case. Quanti ricordi ... avevo otto anni allora. Non so se ero veramente impaurito o stupefatto da ciò che mi accadeva intorno, forse non mi rendevo conto della gravità delle cose perché avevo i miei familiari vicino. Quando le truppe alleate si fermarono al di là della Linea Gotica, a casa nostra, in via Palvotrisia, arrivò un battaglione di tedeschi con quattro carri colmi di ogni ben di dio, che si fermò nell'aia della zia Frollì (Florinda Ponzanelli) che abitava dietro casa mia. Avevano allestito una cucina da campo e nonostante fossero ben riforniti di vettovaglie, il cuoco faceva mangiare loro una specie di brodaglia con pane raffermo e margarina. Mia zia Frollì, che si intendeva molto di arte culinaria, pensò di dargli qualche buon consiglio e si creò così fra di loro un rapporto di rispetto e di quasi amicizia. Nel periodo in cui i tedeschi rimasero nella nostra aia impararono a mangiare in modo nettamente migliore. Tutto sembrava tranquillo quando una mattina sentii delle grida, erano quelle di mio padre e di Angelo ('Nzè ) mio cugino che venivano spinti a forza sui carri dai tedeschi, perché questi avevano bisogno di due persone che sapessero guidare gli enormi buoi maremmani. In quel momento la carovana aveva deciso di spostarsi verso la Cisa e di portare con se tutto ciò che avrebbero trovato in casa, anche i materassi. Ma non avevano tenuto conto che la sorella di mio padre, Lina, era molto combattiva e buttandosi sui materassi urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, tanto che li fece desistere. Dopo che furono partiti eravamo tutti disperati per la sorte dei nostri cari. Non so quanti giorni impiegarono per arrivare a Pontremoli, ma quando giunsero lì, diventò decisiva e provvidenziale l'amicizia del cuoco tedesco con la nostra famiglia, perché grazie a lui i miei parenti vennero rilasciati di nascosto nella notte e non furono portati in Germania. Mio padre, che aveva lavorato qualche anno prima in Pontremoli, dove conosceva molte scorciatoie, percorrendo una di queste, durante la fuga assieme ad Angelo, in un bosco incontrarono due fascisti che avevano sulle spalle un maiale morto, appena rubato in una vicina fattoria. Questi due energumeni, quando li videro, gli si fecero incontro e con prepotenza pretendevano un aiuto per trasportare la bestia.
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