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Riforma Digitale

Riforma Digitale

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L’Europa ci obbliga a fare un salto di qualità sulla digitalizzazione che, forse, non avremmo mai fatto, o forse sì, ma con gran calma, come è stato fatto sino ad ora.

I padroni, nostrani, delle telecomunicazioni sono, assieme ai governi, i responsabili di questa arretratezza. Negli anni non è stato fatto quello che gli altri stati europei hanno realizzato già una decina d’anni fa e cioè: l’estensione della “banda larga” su tutto il territorio nazionale e a tutti gli utenti.

Ci sono compagnie telefoniche che offrono connessioni internet (adsl) agli ultra ottantenni che hanno la linea telefonica fissa, non per generosità, ma per convenienza; devono dimostrano di avere un certo numero di utenti per poter attingere ai fondi Statali o Europei.

L’inadeguatezza della nostra rete di comunicazione è emersa platealmente in questo anno e mezzo di pandemia, che ha costretto molti lavoratori e studenti a lavorare e studiare a distanza, con grandi difficoltà, non disponendo di comunicazioni fluide e veloci. Che pena ascoltare una lezione in DAD con una connessione a scatti in cui si capiscono tre parole sì e due no.

In questi anni le compagnie di telecomunicazioni, pur avendo guadagnato cifre enormi, si sono limitate alla manutenzione ordinaria degli apparati, con pochissimi investimenti, fatti, per adeguarsi alla concorrenza. Quanti paesi o frazioni, attualmente, sono escluse dalla rete perché commercialmente non convenienti. Anche nel nostro comune ci sono persone che, quasi sicuramente, non avranno mai una connessione in fibra, come gli abitanti di Vallecchia e Caprignano.

Anche nelle Amministrazioni Pubbliche la digitalizzazione imporrà una riqualificazione del personale, che sino ad ora ha mal sopportato l’uso di computer. Per molti anni non si è più investito sul “capitale umano”, ovvero sulla formazione dei dipendenti. Il problema non sarà solo per l’amministrazione pubblica, ma anche per molte industrie che non hanno ancora fatto una trasformazione verso un nuovo tipo d’impresa basata sulle nuove tecnologie digitali che permettono transazioni veloci.

Solo i grandi comuni e le grandi amministrazioni pubbliche possono vantare una infrastruttura informatica adeguata, i piccoli comuni, a causa del blocco delle assunzioni sono costretti rivolgersi a fornitori di servizi esterni, che costano molto di più che avere due informatici come dipendenti.

Ci sono comuni che spendono tra i quaranta e i cinquanta mila euro all’anno per avere un servizio di un solo giorno a settimana. Ma cosa succede se nel mezzo della settimana sorge un problema tecnico? Aspettano una settimana prima di risolverlo? Oppure ricorrono all’intervento straordinario che esula dalle ore di contratto e magari con costi maggiorati?

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