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Il Castello a guardia della Via Francigena

“Bernardino di Guido di Erberia giura al vescovo di Luni Gualtiero che non violerà né farà violare la strada e non ostacolerà né offenderà alcun tipo di viandante; inoltre si impegna a non ostacolare il vescovo nella costruzione di una fortificazione tra il fiume Isolone e Carrara, tra i monti e il mare.”

Sarzanello, 6/11/1197

È quanto si legge in uno dei numerosissimi documenti raccolti nel c.d. Codice Pelavicino dal vescovo di Luni Enrico da Fucecchio (in carica dal 1273 al 1297). Una personalità vincente e lungimirante: fu sua l’idea di raccogliere in un unico codice tutti gli atti riguardanti il vescovado, al fine di metterne al sicuro “nero su bianco” le proprietà, gli affitti e le decisioni in fatto di controversie e liti. Il tutto ornato dalla sua autobiografia, in cui narrò le imprese, le guerre, le vittorie, le mosse politiche, grazie alle quali diede nuovo lustro al potere vescovile locale.

Potete dunque ben immaginare quanto siano importanti per noi quei documenti. E l’atto riportato   sopra è forse il più importante per quanto riguarda noi castelnovesi. Perché ci porta molto indietro nel tempo, ad un epoca precedente lo stesso Enrico. L’epoca in cui nacque Castelnuovo.

Tutto iniziò da un accordo tra il vescovo di Luni Gualtiero II (in carica dal 1193 al 1213) e i signori di Fosdinovo, i Bianchi d’Erberia.

Non conosciamo molto bene gli antefatti, ma possiamo immaginarli: Fosdinovo iniziava ad affacciarsi con prepotenza nel quadro politico-militare locale, suscitando le ire del vescovo di Luni. I Bianchi di Erberia iniziavano a spadroneggiare valicando i confini del proprio territorio. Ma il vescovado era ancora abbastanza potente per imporre il proprio volere. Forse un breve scontro armato mise le cose in chiaro, e ai signori di Fosdinovo non rimase che firmare quell’accordo. Più che un accordo, in realtà, fu un atto di sottomissione.

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