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Ricordando Nanni

RICORDANDO NANNI

Leggendo il manifesto affisso per la morte di Nanni Barbero non ho potuto fare a meno di sorridere perché,dettato da lui stesso mi dicono, me lo ha fatto ricordare con definitivo, chiaro, struggente e, se mi è permesso, simpatico e accattivante rimpianto. Pur non avendo avuto che occasionali e non numerose frequentazioni in tempi che vanno dall’adolescenza all’età matura, pur avendo attraversato vicende diverse e magari lontane nel tempo e nello spazio, pur ricordando il bellissimo giovane ed il maturo patriarca ogni incontro è stato per me una sorta di conforto. Sicuramente esistevano diversità di approccio ideologico e forse anche umano ma è certo che da parte mia ho sempre provato una sorta di attrazione. Negli anni sessanta mi sono trovato a dirigere a Molicciara un circolo culturale denominato, forse in maniera involontariamente pomposa, ”La Vetta”, era l’espressione di un gruppo di giovani di varia tendenza e cultura (prevalentemente ma non solo cattolica) che si erano uniti per affrontare temi e problemi per loro ineludibili. Subito dopo nel centro storico di Castelnuovo Magra si presentò analoga iniziativa col nome di “Alessandro Volta”; tra i promotori e gli animatori un giovane Nanni Barbero. Ho partecipato ad uno dei primi incontri condotto proprio da Nanni ed incentrato sulla letteratura americana, si parlò sopratutto della generazione fantastica degli anni trenta e l’attenzione fu sopratutto su Upton Sinclair. Oggi ingiustamente dimenticato ha rappresentato l’autore in cui la maggior preoccupazione ed attenzione era rivolta al sociale ed al politico con ferme dichiarazioni contrarie allo sviluppo capitalistico di quel paese. Romanzi provocatori, talvolta violenti, sempre appassionati che mettevano in gioco non soltanto l’attenzione allo sviluppo sociale e politico di una società e del mondo ma anche e sopratutto il ruolo dello scrittore, dell’intellettuale che doveva farsi parte attiva per il cambiamento anche a discapito dello stesso valore letterario (comunque notevole). Vi fu una interminabile discussione cui presi inevitabilmente parte con l’impressione certa che anche lì ero a casa mia. Negli anni il dialogo non si è mai interrotto ed ogni occasione è stata all’insegna delle curiosità reciproche anche se devo ammettere che le sue curiosità erano ben più ampie ed approfondite rispetto alle mie. Mi ha sempre fatto sentire a mio agio come quella volta a Castelnuovo.

Applaudo con forza, convinzione e rimpianto

Ariodante Roberto Petacco

Nanni è una bella persona che ho conosciuto grazie alla politica. La stessa politica che quasi sempre riserva amarezze e dispiaceri. Ero consigliere di opposizione e lui era vice sindaco. Non fu difficile capirsi, conoscersi e riconoscersi. Le discussioni, ma con lui diventavano conversazioni, erano sempre segnate dal rispetto e dalla reciproca considerazione.

Da allora ci siamo visti spesso, anche a casa sua, divenuta nel frattempo uno dei luoghi più caldi e cordiali, dove trascorrere conviviali serate. Da lui e da Elsa abbiamo festeggiato le lauree dei miei figli. La casa di Fravizzola ha poi ospitato le persone importanti che hanno visitato il nostro Comune, negli anni in cui mi sono trovato ad occuparmi di cultura. Non dimenticherò nessuno di quegli incontri, quando, seduti a tavola con dietro o davanti all'enorme libreria, lui si divertiva a servirci le meravigliose vivande che Elsa in cucina aveva preparato e alla fine si sedeva a parlare di ogni cosa. E aveva sempre o un libro da mostrare o un disco da farci ascoltare. Ricordo quella sera con Claudio G. Fava, che fu accolto da una canzone di Georges Brassens, che è il suo cantante preferito. Quella volta il grande genovese si fermò anche a dormire. Un forte odore di caffè bruciato mi accolse al mattino dopo, quando passai per accompagnare il dott. Fava al treno. Li trovai al tavolo della colazione completamente presi da chissà quale conversazione. Accennai al caffè e Nanni si precipitò in cucina dove trovò la moka quasi abbrustolita (...adesso cosa dico a Elsa...).

Mi sono chiesto spesso perché a Fravizzola si stesse così bene. Certo il cibo di Elsa, certo l'intelligenza e la cultura che si respiravano. La verità è che lì venivamo accolti da persone vere, sincere e un po' speciali.

Si sa, tutte le cose belle finiscono. Questa volta unite al dolore di un distacco, come non mai, imprevisto e crudele.

Ciao Nanni.                                                                                

Giorgio Baudone

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