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Cinema mese

CINEMA MESE

In Italia purtroppo per le cose che non vanno bene sembra non esserci fine, il cinema purtroppo é tra queste: ad una impressionante diminuzione degli incassi (record negativo in Europa) si aggiunge la scellerata decisione della digitalizzazione obbligatoria delle sale. Voluta dai responsabili di produzione e noleggio costringerà, visti i costi proibitivi, una moltitudine di sale alla chiusura; e naturalmente le vittime saranno le monosale collocate sopratutto nei paesi, piccole città e centri storici. Destinati all'estinzione saranno quindi quegli esercizi che costituivano l'ultima possibilità di circolazione per quelle opere di qualità che non trovano collocazione nei mostruosi agglomerati delle multisale incoraggiate quando non volute dai responsabili dello scempio; in primo luogo produttori e distributori che unitamente allo Stato assente non hanno nessun interesse per la diffusione ed il mantenimento dell'aspetto culturale del cinema. In questo senso mi sembra esemplare l'ultimo film di Ken Loach "LA PARTE DEGLI ANGELI"; in una Glasgow di periferie ed umanità degradate un gruppo di teppistelli inaffidabili e violenti viene affidato come loro ultima possibilità ai lavori socialmente utili. Si scoprirà che uno di loro possiede la rara e raffinata capacità di conoscere attraverso un olfatto che ha del prodigioso le tipologie di qualsiasi whisky, un grande assaggiatore. Si presenterà un'occasione unica per utilizzare quella fortuna in un colpo alla Topkapi. Intrecciando le vicende personali con una acuta, come sempre, attenzione alle possibili cause del disagio sociale, con una trascinante sceneggiatura del fido compare Paul Laverty il sempre sorprendente Loach ci accompagna in una storia svelta, senza. fronzoli, con attori ineccepibili quanto pressoché sconosciuti in un avventuroso divertissement che riesce ad appassionare e commuovere insinuando più di un sospetto sulle reali intenzioni di questo genio del cinema. Perché non può sfuggire anche ai più disattenti che dietro l'apparente disinvoltura di una altrettanto apparente piccola storia si nasconde, neanche troppo, la forse amara ma consapevole sensazione che in un mondo governato ormai soltanto dall'ottusa e determinata volontà di ridurre la società al servizio dell'irresponsabilità della finanza forse qualche colpo di mano in direzione contraria non é impossibile. Definita da qualche orecchiante come opera minore conferma a mio parere l'irriducibile volontà dell'autore alla non arrendevolezza. Inarrivabile Loach che alla faccia dei soloni multimiliardari che continuano ad affiggerci con un cinema tanto roboante quanto inutile si colloca con una posizione ineccepibile di lucida intelligenza. Forse non tutto è perduto per il cinema.

ARIODANTE ROBERTO PETACCO

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