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Il primo…e unico applauso

Il primo…e unico applauso

Il nostro paese, intendo Castelnuovo Magra, ha una lunga e “gloriosa” tradizione teatrale.

L’avvocato Pietro Ferrari, illuminato filantropo castelnovese, del quale ho scritto nel libro “La chioccia d’oro”, dopo aver fondato nel 1864 la Società di Muto Soccorso degli operai, insieme ad altri concittadini fondò anche una Società filodrammatica, la “Marco Praga” in onore del drammaturgo verista in auge alla fine dell’Ottocento, per la quale il Ferrari scrisse pezzi teatrali anche nel dialetto locale. Le rappresentazioni di queste opere venivano fatte in una sala adibita ad hoc proprio nella sede della palazzina della società in piazza della Querciola come si può vedere dalla foto dell’epoca.

La storia della filodrammatica non si concluse con l’avvocato Ferrari continuò nel tempo per arrivare fino ai giorni nostri con altri artisti e altri gruppi di appassionati del teatro come I mei che gnente, la compagnia della Luna nuova, la compagnia degli Evasi.

La “Marco Praga” che aveva sospeso la programmazione agli inizi degli anni Quaranta del secolo scorso per lo scoppio della seconda guerra mondiale, finito il conflitto, riprese con l’entusiasmo giovanile di nuovi attori come: Attilio Ponzanelli Maddalena Sergiampietri, Gino Morachioli, Omero Torti e altri guidati dalla sapiente regia di Pucci, anche autore di più moderne pieces teatrali.

La filodrammatica, non so se si esibiva anche fuori dal nostro comune, ma nei giorni che precedevano il Natale scendeva, per recitare, ’n campagna, cioè a Molicciara.

Normalmente le rappresentazioni venivano fatte al cinema Centrale di proprietà della famiglia Bello. E fu in una di quelle manifestazioni che mi capitò una avventura insperata per un bambino di otto anni.

Inaspettatamente uno dei protagonisti della messa in scena si ammalò il giorno prima dello spettacolo. Il regista non si preoccupò di fare la sostituzione e comunicò alla compagnia che per lo spettacolo avrebbero preso uno dei ragazzetti presenti in sala tra il pubblico.

La sera dello spettacolo io e mio padre eravamo in una delle prime file, mentre mia madre era assente perché doveva allattare mia sorellina. Uno degli attori amico di mio padre gli chiese se in un momento dello spettacolo mi potevano portare sulla scena per qualche minuto, perché suo figlio che avrebbe dovuto sostenere la parte era a letto con il morbillo, e rivolgendosi a me “te sta tranquillo, ‘n te dee parlae, solo stae zzito.

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