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Castelnovesi nel mondo (1)

Castelnovesi nel mondo (1)

Un vecchio modo di dire recita “Se ne vanno sempre i migliori”, una volta si riferiva solo a coloro che andavano all’altro mondo oggi, purtroppo e sempre più spesso, si riferisce anche ai giovani che, pur rimanendo in questo mondo, lasciano l’Italia per andare a lavorare all’estero. Un tempo si diceva in cerca di fortuna, oggi in cerca di un lavoro, che da noi non trovano, che garantisca loro una vita dignitosa e un futuro accettabile.

Nel XIX rapporto sulle migrazioni dell’ISMU (Istituto per lo Studio sulla Multietnicità) nel 2012 gli italiani che sono migrati all’estero (68 mila unità) supera quello degli stranieri (67 mila permessi concessi) che si sono stabiliti in Italia. E’ un dato estremamente preoccupante soprattutto perché nella casistica degli italiani che vanno all’estero la stragrande maggioranza è rappresentata da diplomati e laureati che non riescono a trovare un lavoro in patria o da tecnici, manager e dirigenti d’azienda provenienti da ditte o società che hanno chiuso la loro attività in Italia.

Non sempre quelli che lasciano l’Italia sono i “migliori” ma certamente sono cittadini con alta scolarizzazione e con elevate qualifiche lavorative e manageriali.

Quindi in un momento che il movimento migratorio della popolazione mondiale interessa sempre più l’Italia e di conseguenza anche il nostro Comune, mi pare interessante sapere quanti sono i castelnovesi o figli di castelnovesi che allo stato attuale risiedono stabilmente all’estero.

Già in passato parecchi nostri concittadini furono obbligati dalla mancanza di lavoro in patria ad andare, più che a cercar fortuna, a cercarsi un lavoro per sopravvivere in altri paesi del mondo. Già alla fine dell’ottocento e tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso vi furono castelnovesi che si trasferirono all’estero ma erano pochi avventurosi che lasciavano la madre patria per andare nelle colonie d’Africa o in alcuni paesi del sud America (Argentina, Brasile). Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale il flusso migratorio aumentò notevolmente verso alcuni paesi europei (Belgio, Scozia) che offrivano lavoro a chi lo aveva perduto nelle nostre miniere di carbone o a chi era stato licenziato per motivi politici dall’Arsenale Militare e alcuni stabilimenti metalmeccanici della Spezia (Francia, Svizzera, Svezia). Inizialmente erano espatri singoli e per lavori stagionali che si trasformarono in seguito in lavori stabili che permisero a chi aveva famiglia di trasferire all’estero anche i famigliari. Pochi di questi nostri concittadini riuscirono ad acquisire il diritto di cittadinanza nel paese dove avevano vissuto e lavorato per molti decenni.

Erano considerati a tutti gli effetti degli stranieri con pochi diritti sia all’estero sia in patria. Solo nel 1988 con la legge n. 470 del 27 di ottobre il parlamento istituì l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (A.I.R.E.) che contiene i dati dei cittadini italiani che risiedono all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi. Tale anagrafe è gestita dai Comuni sulla base dei dati e delle informazioni provenienti dalle rappresentanze consolari all’estero.

 Nelle liste dell’AIRE sono registrati i cittadini italiani nati in Italia e i figli di questi anche se nati all’estero, che non hanno acquisito la nazionalità dello stato in cui sono nati.

 L’attuale situazione dei nostri concittadini residenti all’estero come risulta dall’Ufficio Anagrafe (Elenco dei cittadini iscritti all’AIRE) è la seguente:   donne 116, uomini 147, per un totale di 263 unità.

 Il numero è sicuramente inferiore a quello reale perché alcuni nostri concittadini non sono iscritti all’AIRE e altri, dopo il periodo di permanenza previsto dalla legge del paese in cui risiedono, hanno assunto la cittadinanza di quel paese e altri ancora essendosi trasferiti, prima di espatriare, in altri comuni italiani sono iscritti all’AIRE di questi comuni. Perciò tenendo conto di queste considerazioni e che i valori ISTAT prevedono solo il 70 per cento gli iscritti all’AIRE degli italiani residenti all’estero si può valutare con una buona approssimazione che i castelnovesi o i loro figli residenti fuori dall’Italia siano circa 400.

(Continua nel prossimo numero)

Pino Marchini

 

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