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Ciao Vanda

Ciao Vanda.

Ho conosciuto Vanda non molti anni fa in occasione di una ricerca che stavo facendo sulle tradizioni popolari di Castelnuovo, nacque subito un rapporto di reciproca simpatia. In seguito quando decisi di raccontare la sua esemplare storia dopo i numerosi incontri, per registrare i suoi ricordi, diventammo buoni amici, confidenti, famigliari un po’ come fratello e sorella.

In tutti questi anni di assidua frequentazione credo di aver conosciuto Vanda meglio di altri amici che conoscevo da più tempo.

Il mio è un ricordo di una Vada domestica, quotidiana, meno personaggio pubblico e più donna comune e se mi è permesso di descrivere la personalità di questa piccola “grande” donna lo farei sinteticamente con cinque aggettivi un po’ desueti ma sicuramente appropriati per Vanda. Aggettivi che si usano poco anche perché, oggi, è molto difficile riscontrali in qualche persona; quasi impossibile tutti nella stessa persona.

Vanda è stata una donna tollerante. Lei che aveva subito fin da bambina l’emarginazione, persino l’esclusione dai giochi con i suoi coetanei, in un piccolo contesto sociale a causa dell’antifascismo del padre e che aveva visto e sopportato i disumani pestaggi dei fratelli e del padre, ha accettato, con indulgenza e senza alcuna ritorsione, il tranquillo rientro a Castelnuovo, a guerra finita, degli autori di questi atti criminali.

Vanda è stata una donna giusta. Dopo la guerra era stata incaricata dal CLN di inventariare beni e preziosi appartenuti a persone scomparse o irreperibili e di distribuire ai meno abbienti viveri e indumenti donati dalla popolazione americana...

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