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"Buon Natale" a Rischio

Un "Buon Natale" a rischio.

In prossimità nelle vicine festività 2021 abbiamo rischiato di non poter augurare Buon Natale. Non a causa della pandemia di corona virus e delle sue varianti, ma per l’illuminata normativa europea, una trentina di pagine, studiata e messa a punto dalla Signora Helena ABELA DALLI, laureata in Sociologia Politica all’università di Malta. Nel 1996, la signora Dalli, entra in politica nel suo paese e dal dicembre 2019 fa parte della U.E. come commissaria europea per l’Eguaglianza.

Ma cosa dicevano in sintesi le linee guida che avevano lo scopo, secondo l’autrice, di illustrare le diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva, di tali diversità, nella Commissione? Modificavano il lessico, di alcuni vocaboli riferiti alla famiglia, alla disabilità, alla sessualità e al genere, attualmente di uso comune

Tra tutte le altre prescrizioni c’era anche: meglio dire “buone feste” anziché “Buon Natale”.

Ma il Natale non è come il nome di una merce qualsiasi modificabile con una direttiva o regolamento comunitario. Il Buon Natale non ha solo un significato religioso, é anche un augurio che ci ricorda la storia, le tradizioni e le radici della cultura europea espressa nei secoli attraverso opere di grandi artisti: poeti, scrittori e pittori di differenti confessioni religiose o laici.

Che fine faranno le variopinte letterine di Natale, piene di buoni propositi, che i bambini in età scolare scrivevano ai genitori e le mettevano sotto il piatto durante la cena della vigilia in attesa di ricevere qualche regalo nel giorno di Natale?

E quelle scritte al più laico e moderno Babbo Natale?

Il documento “Union of Equality” elaborato dalla signora Dalli, probabilmente riservato ai membri del parlamento europeo, dove l’intento era quello di includere nella U.E. una sorta di neutralità del linguaggio ha suscitato una serie di proteste e dissensi da parte di alcuni rappresentanti dei partiti italiani; soprattutto, il fatto di non poter augurare il Buon Natale. A questo punto l’esecutivo della Commissione con sede a Bruxelles ha stoppato la pubblicazione del documento, che nel frattempo, era pervenuto alle redazioni di alcuni giornali e criticato duramente.

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