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Polizze di Guerra

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Polizze di guerra

Rovistando nei cassetti di vecchi mobili dimenticati o lasciati in eredità da anziani parenti , qualche volta, si ha la ventura di trovare vecchie foto ingiallite di familiari, lettere conservate e dimenticate o strani documenti che attirano la nostra curiosità facendoci scoprire singolarità impensabili.

Cosi è capitato all’amico Carlo Petacco quando ha scoperto, tra le cianfrusaglie conservate da uno stretto parente passato a miglior vita, una polizza di assicurazione sottoscritta da chi stava combattendo la prima guerra mondiale.

Quest’anno corre il centenario della entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale, evento ricordato con la pubblicazione di qualche libro e con qualche manifestazione che commemora i nostri militari caduti nella così detta “Grande Guerra”. “Grande” solo per il numero degli stati, di tutti i continenti del mondo, coinvolti e per l’alto numero di vittime tra i militari e i civili. Uno dei più sanguinosi conflitti della storia del genere umano.

La stima del numero totale delle vittimenon è, ancora oggi, definito con certezza e varia dai 16 milioni a più di 17 milioni di morti, tra militari e civili (oltre 7 milioni). L’Italia ebbe sui campi di battaglia e nei territori di guerra oltre un milione e duecento mila vittime di cui circa 660.000 militari.

Questo premesso, “la guerra è guerra e gli affari sono affari”, così l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA) in seguito a un decreto del governo in carica si inventò una “Polizza speciale di assicurazione mista a favore dei combattenti”. La polizza, che presenta alcuni aspetti alquanto curiosi per non dire “cavillosi”, certamente fu propagandata tra le truppe al fronte e stipulata nei vari reparti di appartenenza. Infatti il documento, oltre alle firme prestampate del Presidente del consiglio di amministrazione, del Consigliere delegato (INA), del Ministro del Tesoro, del Ministro per l’industria il commercio e del lavoro, porta in calce la firma del militare assicurato, del Comandante e il timbro del reparto di appartenenza. Considerando la “paga del soldato” è facile intuire che per stipulare questa assicurazione il militare doveva farsi spedire i soldi da casa così come è stato per il caporale del Genio teleferisti Armando Petacco da Castelnuovo Magra, nonno dell’amico Carlo.

La polizza, di cui non si conosce il costo, fu stipulata a favore del fratello più piccolo di Armando e precisa:

L’INA pagherà a Petacco Italo di Giovanni la somma di 1000 lire (una bella cifra per quei tempi) immediatamente dopo la morte* del sig. Petacco Armando di Giovanni……

Attenzione all’asterisco che richiama alla nota di fondo pagina: Escluso il caso di morte in combattimento, a seguito di ferite riportate combattendo o a causa di servizio di guerra.

In ogni caso se il titolare dell’assicurazione Petacco Armando dovesse sopravvivere alla guerra, alla malattia e ad altri successivi eventi potrà ritirare, lui stesso, la somma di mille lire trenta anni dopo dalla stipula della polizza e cioè nel 1947. A quella data era finita anche la seconda guerra mondiale e con mille lire si comprava poco più di un chilo di carne bovina.

Però a termine di legge l’assicurato avrebbe potuto ritirare, finita la guerra (1918) e tre mesi dopo la smobilitazione, l’importo previsto dalla polizza a condizione che il valore di essa sia rinvestito con le opportune garanzie in strumenti di produzione e di lavoro.

Non è mai facile recuperare i premi assicurativi in denaro sonante per i codici o i codicilli che contengono le polizze anche quando sono garantiti dalla legge e sottoscritti da una serie di ministri e autorità garanti, ma nel caso specifico di queste polizze più che a favore dei combattenti sembrano degli imbrogli nei confronti di chi stava servendo in armi la patria.