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Incanto della parola

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INCANTO DELLA PAROLA

Una breve recensione in cui appare il ricordo di un grande scrittore ligure della riviera di ponente, Francesco Biamonti, che ho avuto la fortuna ed il privilegio di conoscere personalmente mi ha spinto a leggere questo “ Il cibo dei venti “ di Elio Grasso ( Edizioni Effigie pagg.92 euro 15.00 ).

Un uomo di una cinquantina d’anni vive sulle colline di una piccola località di campagna nei pressi di Rapallo, è ospite e tiene cura di un piccolo appezzamento di terreno che circonda una vecchia casetta, il suo tempo passa tra le cure della terra e gli spostamenti quasi giornalieri nel paesino sottostante, ogni tanto è raggiunto da una donna appena più giovane di lui ( Mita ) di origini meridionali, vedova, con un figlio ragazzo. Il sentimento che li lega e la loro relazione scorre tra pensieri ed aspirazioni che si esprimono a volte solo con silenzio rispettoso. Vi è anche il tempo per i ricordi che per l’uomo sono sopratutto costituiti da ricordi relativi alla famiglia di origine, sopratutto riguardanti la figura del padre forse fascista e di una affascinante cugina ( Marisa ) di cui non ha notizie da anni. Non mancano anche ricordi più a breve come quello di un ragazzo magrebino, Bechir, che è stato suo ospite una manciata di giorni prima di essere assassinato per motivi poco chiari. Ma le considerazioni più importanti e frequenti sono quelle relative alla natura nelle sue diverse espressioni, dal cambio delle stagioni al succedersi del nascere e del morire dei frutti della terra. Anche il cielo ed il mare portano non solo ad osservazioni consuete, le barche in lontananza che partono o ritornano per la pesca, ma anche alle proiezioni fantastiche che lo avvolgono fin dal suo essere ragazzo. L’arrivo nel paese di un giovane prete porterà anche alla possibilità di un aiuto nella ricerca di Marisa che si è allontanata tanti anni prima. Ma se si poteva sperare in una variazione romanzesca si sarà delusi e nel contempo confortati dal fatto che l’autore non mira tanto a colpi di scena quanto ad una continuità di tono che nel suo apparente ripetersi rende il lettore partecipe attento dell’osservazione esistenziale. Il percorso dei pensieri del protagonista, il suo atteggiamento nel rapporto con gli altri e con se stesso avvolge il lettore in una spirale cui solo alla fine, forse, potrà dare un nome.

Quindi una storia quasi senza gli aspetti tradizionali di una trama ma quanta poesia e sentimento nel tratteggio suggestivo e misterioso dei rapporti tra i personaggi,quanta espressione di ricerca di assoluto nel continuo flusso di pensieri che uniscono il passato ed il presente di ciascuno, quanto incanto nel procedere di una narrazione che tra nostalgia, malinconia e necessità di affrontare comunque il presente ricorre inevitabilmente alla suggestione del ricordo per trovare le possibili radici del tempo che comunque in qualche modo ci appartiene. Un libro struggente e meraviglioso scritto da un autore che, si vede e si sente, è autore di narrativa ma anche di poesia e si inscrive in un mio ideale pantheon che oltre a Biamonti comprende altri liguri come Elio Lanteri, Marino Magliani e sicuramente altri fino a farmi pensare all’opera del grande Patrick Modiano recentemente e giustamente premiato col Nobel per la letteratura. Sicuramente una grande, bella compagnia.

Ariodante Roberto Petacco